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Influenza

Cos'è l'influenza

L'influenza è una malattia infettiva stagionale causata dai cosiddetti virus influenzali. Questi agenti patogeni si suddividono in tre categorie, ciascuna caratterizzata da differenze nelle proteine presenti sulla loro superficie: il virus A e il virus B sono responsabili dell'influenza classica, mentre il virus C causa un'infezione generalmente asintomatica o con sintomi simili a quelli del raffreddore.

Una peculiarità rilevante dei virus influenzali risiede nella loro abilità di alterare le caratteristiche delle loro stesse proteine superficiali, una capacità che è direttamente connessa alle epidemie annuali di influenza stagionale. Infatti, a differenza di molte altre patologie, contrarre l'influenza non conferisce necessariamente una protezione duratura contro futuri episodi (immunità). Pertanto, il vaccino antinfluenzale deve essere riformulato annualmente per adeguarsi alle mutazioni dei ceppi circolanti e va somministrato, soprattutto nei soggetti a rischio, con cadenza annuale.

Cause dell'influenza

L'influenza deriva, quindi, dalla contrazione di questi virus che generalmente si diffondono durante la stagione fredda. 

È chiaro che contrazione, sintomi e durata della malattia dipendono anche dal proprio stato di salute, ovvero da eventuali alterazioni nelle mucose del sistema respiratorio causate dalla temperatura fredda, che può portare a una diminuzione dell'efficacia delle ciglia o un aumento della secchezza cutanea. Tra le cause c’è anche la riduzione della risposta immunitaria e la maggiore capacità di dispersione e persistenza del virus nell'ambiente, favorita dalla bassa umidità. Contano molto anche i fattori sociali, come la concentrazione di persone in spazi chiusi a causa del freddo. In definitiva, non è il freddo in sé a causare l'infezione, ma può contribuire al suo diffondersi.

La trasmissione avviene principalmente attraverso goccioline diffuse durante tosse, starnuti o durante la conversazione, che intaccano le vie respiratorie delle persone vicine o toccando superfici infette e successivamente portando le mani a bocca o naso.

Per prevenire il contagio, è consigliabile mantenere la distanza dalle persone malate e, nel caso di infezione propria, rimanere in isolamento domiciliare, anche se, è bene ricordarlo, si può essere contagiosi anche durante il periodo di incubazione dell’influenza.

Sintomi dell'influenza

L'influenza può generare sintomi più o meno gravi, in base alla propria condizione di salute prima del contagio, e la cui insorgenza è solitamente improvvisa.

Parliamo spesso di sintomi respiratori, ovvero tosse, starnuti, mal di gola e lacrimazione, oltre che condizioni generali coinvolgenti l'intero organismo, con brividi, febbre, cefalea, dolori muscolari diffusi, senso di spossatezza e malessere generale.

Più nello specifico, l'influenza si distingue per la presenza di:

  • Febbre improvvisa e intensa (compresa tra 38 e 40°C, per almeno 3-4 giorni).
  • Brividi associati a sudorazione intensa e cefalea. 
  • Dolori ossei e muscolari diffusi.
  • Debolezza fisica e sonnolenza.

I sintomi respiratori di cui sopra constano spesso di: ostruzione o rinite nasale, mal di gola, starnuti e tosse secca, senza produzione di catarro, oltre che dolori al petto durante la respirazione, talvolta intensi. In alcuni casi, possono comparire congiuntivite, fotofobia (sensibilità alla luce) e disturbi gastrointestinali, quali diminuzione dell'appetito, nausea, vomito, diarrea e crampi addominali.

Cosa prendere per l'influenza

Le persone in buona salute, generalmente, non sentono la necessità di consultare un medico in caso di contrazione dell'influenza o di sintomi simili. Il miglior approccio, in questi casi, consiste nel riposo a domicilio, nel mantenere un ambiente caldo e nell’assicurarsi di bere a sufficienza per prevenire la disidratazione. 

Per quel che riguarda il capire cosa prendere per l’influenza, è possibile affermare che l'utilizzo di paracetamolo o ibuprofene può essere utile per ridurre la febbre e alleviare i dolori, ed è consigliato astenersi dal lavoro o dalla scuola fino al completo recupero, che solitamente richiede circa una settimana per la maggior parte delle persone.

Tuttavia, se sono presenti condizioni di rischio o fragilità, la consultazione con il medico di famiglia è la strada più sicura, specialmente per individui di 65 anni o più, in caso di influenza in gravidanza, per chi soffre di malattie croniche o ha un sistema immunitario compromesso. È opportuno cercare assistenza medica se si accusano dolore al petto, mancanza di respiro, tosse con sangue o se il quadro clinico peggiora dopo una settimana. In tali situazioni, il medico potrebbe valutare la necessità di una terapia farmacologica mirata, con farmaci per influenza e raffreddore, per alleviare i sintomi e accelerare il recupero.

È possibile ricorrere anche ad alcune categorie di farmaci antivirali: tuttavia, tale tipo di terapia è oggetto di dibattito e, attualmente, vengono presi in considerazione solo in casi selezionati. L'uso routinario è, infatti, sconsigliato a causa della mancanza di rilevanza clinica nei risultati che, generalmente, constano di una riduzione della febbre non clinicamente significativa, e a causa della possibilità di effetti collaterali (nausea, vomito, disturbi neuropsichiatrici, alterazioni della funzione renale), oltre alla potenziale resistenza virale. L’efficacia della somministrazione di tali farmaci è maggiore se assunti precocemente, idealmente entro le prime 48 ore dall'insorgenza dei sintomi.

Quanto dura l'influenza

I sintomi associati all'influenza tipicamente persistono per un periodo di 3-4 giorni e la maggior parte degli individui recupera completamente entro una settimana, senza riportare conseguenze significative. In base all’intensità del disturbo è possibile ridurne la durata semplicemente assumendo tachipirina o antinfiammatori per l’influenza, tuttavia, in alcune circostanze, ci si potrebbe trovare di fronte a un’influenza che non passa o accusare una sensazione di stanchezza che può protrarsi per un periodo esteso, compreso tra dieci giorni e due settimane dopo la scomparsa dei sintomi, condizioni per le quali è meglio contattare un medico.